“Smettila di chiamarmi pivello
Fare la “matricola”, secondo la tradizione italiana e veneta in particolare, è un rito spiritoso e gogliardico d'inizio di un percorso scolastico. Molti di noi sono incappati in questo spiacevole momento di nonnismo da parte di studenti intraprendenti e caratterialmente autoritari, iscritti all'ultimo anno scolastico. Essi si divertono solitamente a beffeggiare i “primini” sottoponendoli a vari scherzi, ridicolizzandoli pubblicamente al fine di testare la loro tenuta caratteriale futura, per evidenziare la capacità o meno di inserirsi in una scuola piuttosto che in un'altra. Spesso parlo con mio papà della sua gioventù e lui va molto fiero dei racconti della sua scuola, ossia l'istituto Rossi, dove matricolare studenti è una routine. I “nonni”, ossia gli studenti della quinta, erano organizzati benissimo. Si vestivano con un camice nero ed un berretto con frontino con la caratteristica di una punta lunga più di 30cm. Questo cappello portava i colori simbolo dell'istituto Rossi,nero e blu, ed era anche personalizzato a seconda del tipo d'indirizzo di studio: per la “meccanica” il capello portava sopra degli ingranaggi, per l'indirizzo di “telecomunicazione” una parabola in un ponteradio ed infine per “elettrotecnica” un mini traliccio dell'alta tensione. Si posizionavano all'uscita della Stazione, lungo Corso Palladio, Ponte degli Angeli e così vestiti giravano per la città di Vicenza alla ricerca di studenti a cui chiedevano se erano iscritti o meno al primo anno dell'istituto Rossi. Se la risposta era affermativa venivano matricolati, ovvero appendevano nei vestiti una specie di cartellino (assomigliava ad un patentino) dove i nonni scrivevano la matricola (nome,cognome e classe d'iscrizione). Con questa matricola se venivano di nuovo fermati lungo la città dai “vecchi” erano salvi. Ai matricolati venivano chiesti anche soldi infatti le matricole potevano essere acquistate e questa era una micro fonte di reddito per gli studenti più grandi. La parte più divertente era vedere i “primini” cimentarsi in prove imbarazzanti quali ad esempio: cantare a squarciagola canzoni che inneggiavano i nonni, toccare la punta del cappello, cantare i canti di chiesa e far chiedere l'elemosina in autobus, scrivere con indelebili sul viso, giocare a tris sulla faccia e altri ancora di vario tipo.
Perchè biasimare questi fatti? Io penso che facciano parte di quella memoria d'inizio scuola che ognuno di noi conserva e ricorda con una felice malinconia.
Una cosa è certa: la matricola è una ruota che gira se ti capita da “pivello”, la farai ad altri quando sarai “nonno”.
Carolina Fanchin