domenica 28 febbraio 2010

Il Central Park di New York


“…Ho passato a New York tutta la mia vita e conosco il Central Park come le mie tasche, (…) ma quella notte sudai sette camicie a trovare quel lago…”

Il Central Park di New York è uno dei parchi più conosciuti al mondo, nonché il più grande della città. Situato a Manhattan, grazie alla sua inusuale collocazione in mezzo alla skyline del quartiere e grazie alla sua estensione, viene denominato il “polmone verde” di New York. Infatti, esso occupa una superficie pari a 560 campi da calcio e nel suo insieme raggiunge un’area di 341 ettari di terreno non edificato. Il parco, apparentemente naturale, è stato costruito e aperto al pubblico nel 1873. I lavori per la sua realizzazione iniziarono quando il poeta e giornalista William Cullent Bryant, fattosi portavoce dei cittadini di New York, espresse il bisogno di un parco in quanto, grazie all’aumento spropositato della popolazione in pochi anni, i newyorchesi si trovarono senza spazi aperti per “staccare la spina” dalla vita turbolenta e vivace della città. Il progetto, ideato dall’architetto inglese Calvert Vaux e dal paesaggista americano Frederick L. Olmsted, prevedeva però la realizzazione del parco in un’area paludosa e abitata perlopiù da comunità povere e da immigrati. Questi problemi furono risolti con la bonifica dell’area e con lo sfratto delle comunità residenti nella zona. Iniziato nel 1860, fu completato definitivamente nel 1873. Oggi, grazie alle sue strutture interne, il parco è uno dei più amati dagli sportivi: vi si può praticare il footing , il ciclismo, il free climbing e il pattinaggio su ghiaccio. Da ricordare che il parco è il punto di arrivo della celebre maratona di New York. Il Central Park, famoso per la sua tranquillità, è il luogo ideale per riposarsi o stare insieme alla famiglia. Ogni estate vengono organizzate feste, riproduzioni cinematografiche di alto livello, concerti o manifestazioni teatrali ispirate alle opere di Shakespeare. Oggi ospita il Delacorte Theatre, il Metropolitan Museum of Art, il Museo di Storia Naturale (Museum of Natural History), più di 36 ponti e vari laghi artificiali.

Alessandro Bregalda

venerdì 26 febbraio 2010

Lo sbarco in Normandia



“Mio fratello D.B. è stato nell’esercito per quattro maledettissimi anni. Ha fatto anche la guerra- è sbarcato in Normandia e via discorrendo- ma in realtà credo che più della guerra odiasse l’esercito. […] Giuro che se c’è un’altra guerra , tanto vale che mi prendano e mi mettano davanti al plotone d’esecuzione. Non mi opporrei.”

Holden, dopo aver visto un film in cui veniva citato l’argomento della guerra, ricorda che suo fratello ha partecipato alla Seconda Guerra Mondiale e, più precisamente, ha partecipato allo sbarco alleato in Normandia.
Lo sbarco in Normandia, conosciuto anche con il nome in codice “Operazione Overlord”, fu un'operazione militare che ebbe inizio all'albeggiare di martedì 6 giugno 1944, una data meglio conosciuta con il nome di D-Day. Con lo sbarco delle forze alleate sulla costa della Normandia, una regione a nord della Francia, era evidente lo scopo di stabilire ed espandere il controllo Alleato in Normandia, operazione che causò numerose vittime in entrambi gli schieramenti. Nonostante tutto però il fratello di Holden non fu mai ferito e non sparò mai a nessuno, poiché il suo compito era quello di fare da autista a un generale. Holden però non riesce a spiegarsi il perché suo fratello si sia arruolato, poiché questi odiava la guerra e odiava ancora di più l’esercito. Secondo gli elementi del carattere di Holden che siamo venuti a conoscere finora possiamo immaginare che, se scoppiasse una nuova guerra, Holden non avrebbe il coraggio di combattere o di uccidere qualcuno. Perché lui è un provocatore, ma non un violento, e finisce sempre per prenderne tante! Quindi se Holden venisse coinvolto in una nuova guerra si farebbe ammazzare subito, perché vivere nell’esercito, secondo suo fratello pieno di bastardi peggiori dei nazisti, si sarebbe rivelato peggiore della guerra stessa.

Gian Marco Carlan

giovedì 25 febbraio 2010

Riflessione sul cambiamento e sul diventare diversi


“La cosa migliore di quel museo era però che tutto stava sempre allo stesso posto. Nessuno si muoveva. … Nessuno era mai diverso. L’unico a essere diverso eri tu. Non è che fossi molto più grande né niente di simile. … Era solo che eri diverso, ecco tutto.“

Da: “Il giovane Holden”, pagina 142


Come possiamo non essere d’accordo con Holden, su questa sua considerazione? “Sei diverso, sei cambiato”, chi non se lo è sentito dire almeno una volta?
Con questi suoi pensieri ci fa riflettere su quanto viviamo in uno stato precario. Soprattutto noi ragazzi, molto più degli adulti, cambiamo in continuazione: uno sguardo, una parola, una sgridata o un semplice gesto bastano per farci diventare diversi, a volte completamente, dalle altre persone. Non passa un secondo senza che piano piano evolviamo per diventare le donne e gli uomini che saremo in futuro. Inoltre la nostra società che corre ad un ritmo altissimo, al quale peraltro è difficile stare dietro, ci fa mutare in modo ancora più repentino, senza preavviso. Lasciando spiazzati noi stessi e tutti quelli che ci stanno attorno.
Nonostante ciò molti ritengono di non poter cambiare, rimangono quindi chiusi ed escludono ogni possibilità di miglioramento. Io trovo che comunque questo loro atteggiamento sia inutile, perché per quanto poco e per quanto lentamente, tutti diventano diversi. In fondo cambiare, nella maggioranza dei casi, è una cosa positiva: camminare, essere educati, scrivere, sono tutte cose che giorno dopo giorno ci hanno trasformati radicalmente.
A contrario di quello che dice Holden, trovo che il fatto di vedere che tutto era sempre allo stesso posto non sia “la cosa migliore”. Il cambiamento è una cosa di cui andare fieri: tutte le scoperte, le nuove esperienze, le piccole conquiste di ogni giorno, ci fanno sentire orgogliosi di noi. Il fatto di cambiare e essere diversi, anche da un momento all’altro, è indispensabile. Se non ci mettessimo in gioco ogni giorno, ma ci accontentassimo di quello che abbiamo e quello che siamo, rimarremmo sempre fermi allo stesso punto a fare la stessa cosa per anni, come le attrazioni del museo.

Federica Magnabosco

IL CINEMA AMERICANO DEGLI ANNI '50



Tra gli anni quaranta e cinquanta nasce la figura del divo americano: James Dean, Marlon Brando, Burt Lancaster, Kirk Douglas e Gary Cooper sono solo alcuni esempi.
In questo modo giunse il trionfo dei grandi classici di Hollywood, le cui tipologie di film erano varie: western, melodramma, noir, thriller, commedia e musicals.
Negli anni cinquanta si verificò un grande cambiamento dei temi cinematografici proposti che divennero la delinquenza giovanile e la vita quotidiana dell'uomo di ceto sociale medio.
Grazie agli accordi economici del dopoguerra, viene privilegiata l’espansione del cinema americano in Europa. In questo modo Hollywood sommerge letteralmente l’Europa occidentale mentre il colore s’impone definitivamente e il Technicolor cessa di essere un brevetto riservato.
Eppure nei primi anni del decennio, Hollywood è in crisi: nel 1952 vengono prodotti meno di trecento film, il momento più basso dall’avvento del sonoro.
Gli incassi dei cinema sprofondano, ormai l’offensiva della televisione ha preso il cinema alla sprovvista.
É grazie all’affermazione dei "Drive in" (da 300 si passa a 2000 locali) che si rianima il mercato interno; questi anni sono importanti nella storia del cinema americano perché vedono il trionfo di diversi miti immortali: tra i quali Marlon Brando, James Dean e Gary Cooper.
Brando diventa un’icona dell’immaginario collettivo, è adorato dai giovani insofferenti delle costrizioni delle famiglie, simbolo dell’eroe inquieto e randagio, rozzo e romantico, a suo modo idealista.
Jams Dean, altra icona dell'epoca, era considerato il ribelle senza causa e senza bandiera, l’antieroe per eccellenza.
Gary Cooper, invece, era il simbolo dei Western, come nel suo "Mezzogiorno di fuoco". Durante la sua carriera vinse tre oscar: nel '42, '53 per il miglior attore e nel '61 per la carriera.
Alcuni tra i film più famosi del periodo sono:"Il selvaggio" (1954), "La valle dell’Eden" (1955),"Gioventù bruciata"(1955), "Mezzogiorno di fuoco" (1953), Il sergente York (1941) e "Giungla d’asfalto" (1950).


Lombarda Diego

mercoledì 24 febbraio 2010

IL QUOZIENTE INTELLETTIVO (QI)


Cosi andò a finire che chiamai il vecchio Carl Luce. [...] Aveva circa tre anni più di me e non era molto simpatico, ma era un tipo molto intellettuale, a Whooton era quello che aveva il Quoziente d'Intelligenza più alto>.

Il quoziente d’intelligenza è un indicatore che viene utilizzato per misurare l’intelligenza di un individuo e viene ottenuto tramite test. Per definire il QI di una persona, ci si basa sulla seguente formula:
QI = (età mentale/età cronologica) x 100
L’età mentale di un individuo è l'età in cui la media delle persone della stessa età cronologica riesce ordinariamente a superare un determinato gruppo di problemi, mentre l’età cronologica è l’età reale della persona. Questa operazione può arrivare anche a misurare un QI di 200 punti.
I test del QI sono organizzati, solitamente, in un complesso di domande a risposta multipla. Quelli generalmente utilizzati sono composti da 14 gruppi di quesiti, metà verbali e metà di abilità. Questo viene fatto per misurare come il cervello comprende, ragiona matematicamente, memorizza, riordina e assembla oggetti.
Si pensa che il QI possa essere sviluppato giacché è in relazione con l’attività cerebrale di un individuo, per cui è condizionato dalle idee, dal carattere ma anche dalla creatività. Ognuno di noi può quindi allenare la mente, esponendola a diverse tipologie di ragionamento che possono aiutare, per esempio, ad aumentare la memoria.
Il QI viene misurato nelle diverse popolazioni. Si è scoperto che questo quoziente d’intelligenza è fortemente legato alle relazioni sociali delle persone. Infatti, viene influenzato dalle condizioni lavorative e anche dallo stato economico di un individuo; ma principalmente è stata confermata l’ereditarietà del QI e il fatto che questa si intensifichi con l’aumentare dell’età. Inoltre anche i fattori ambientali contribuiscono all’aumento o alla diminuzione del QI. Un bambino che fin dall’infanzia viene nutrito adeguatamente consente uno sviluppo cognitivo; come il gioco degli scacchi e i puzzle migliorano le capacità abilitative; o più semplicemente ascoltare musica aiuta lo sviluppo della memoria. Si nota anche che se un test viene ripetuto più di una volta, seguendo percorsi differenti, il punteggio può variare, per questo non viene considerata intelligenza al 100 %.
Statisticamente, prendendo in esame una popolazione, se il test viene eseguito correttamente, di norma si verifica che metà della popolazione ha un QI compreso tra 80 e 110; un quarto della popolazione sopra il 110 e un quarto inferiore a 90.
Giulia Vigolo

Lettera a Holden


Caro Holden,

ho letto le tue avventure nell’edizione Einaudi del ’61 tradotto da Adriana Motti. Cito la traduttrice perché mi ha irritato l’uso continuo di molti termini che vorrebbero simulare un linguaggio giovanile che però oggi non usa nessuno. Questo aspetto formale è fondamentale in un testo scritto. Sono sempre stato dell’idea che i film vadano visti in lingua originale e probabilmente dovrebbe essere così anche per le opere letterarie, soprattutto per quelle che hanno un linguaggio gergale. Credo che la traduttrice abbia usato termini che forse i giovani dell’epoca usavano in Italia, ma il linguaggio giovanile varia moltissimo non solo nel tempo ma anche nello spazio.

Veniamo adesso alla sostanza. Forse mi ha irritato, più dei termini, il tuo nichilismo, il fatto che non ti vada bene niente e che non ti piaccia nessuno, continui a criticare tutto e tutti. Sei da solo a New York e nonostante ciò non fai altro che lamentarti, quando invece hai solo da approfittare dell’occasione. Io al tuo posto probabilmente avrei fatto molte cose di quelle che hai fatto tu ma avrei cercato di vedere i lati positivi. Invece di essere allegro e felice sei depresso costantemente. Esci con persone (Sally) che nemmeno ti sono molto simpatiche e anzi, sembra addirittura che le odi, e finisci per litigare con loro, deprimendoti ulteriormente. Credo che il problema sia in te, non in ciò che ti circonda, non nella povera Sally. Ti aspetti molto dalle situazioni e dalle persone che incontri senza accorgerti che l’attore principale sei tu.

Secondo me dovresti essere meno passivo e essere propositivo, anche affrontando situazioni difficili: invece di brontolare tra te e te sui comportamenti di Ackley, digli apertamente ciò che pensi. A mio avviso ti crei la maggior parte dei tuoi problemi da solo, trovando qualcosa di negativo in tutto quello che ti passa sotto gli occhi.

Stefano Niero

giovedì 18 febbraio 2010

I taxi di New York



“ Il tassì che presi era un vecchio scassone e aveva un odore come se qualcuno ci avesse appena fatto i gattini” da J.D. Salinger “Il giovane Holden”

A New York ci sono ben tredici mila taxi, chiamati anche yellow cabs, e sessanta mila tassisti, provenienti da circa ottanta etnie diverse che in molti casi hanno difficoltà a parlare la lingua inglese. La maggior parte dei tassisti extracomunitari sono pakistani e arabi. Fare il tassista è un lavoro molto facile anche per cittadini che non conoscono bene tutte le strade della città, perchè sono favoriti dalla disposizione dei viali della città, dove è molto facile orientarsi. Mentre in Italia non esistono compagnie private di taxi, nella Grande Mela le yellow cabs sono di proprietà della “Taxi and Limousine Commission” che ha il pieno controllo su questi mezzi di trasporto. I taxi di New York sono gialli perché in una megalopoli come La Grande Mela dove vi è un enorme traffico cittadino devono essere subito riconoscibili per permettere ai cittadini che ne hanno bisogno di fermarli subito dopo averli individuati. Infatti a New York, il taxi è molto usato a differenza dell’Italia dove i taxi vengono considerati mezzi di trasporto per persone benestanti. La maggior parte di queste vetture erano delle Ford Crown Victoria, ma ultimamente hanno pensato di cambiare automobile perché ci sono state molte critiche da parte dei passeggeri che sostenevano che i taxi erano scomodi e sporchi. Nel 2010, il 50% delle vetture sono delle Ford Escape , ed entro il 2012, tutte le Yellow Cabs saranno di questo modello e l’inquinamento della città diminuirà notevolmente, perché queste vetture sono ecologiche e ibride, con un motore elettrico ricaricabile attraverso la pressione effettuata sul pedale del freno durante il tragitto. Questo nuovo modello non ha più la forma di berlina ma quella di un fuoristrada. I taxi di New York sono molto più economici rispetto a quelli italiani (a New York si spendono 1,24 dollari al kilometro equivalenti a 0,80 euro, mentre in Italia si spendono 0,95 euro al kilometro). Le Yellow cabs hanno fatto carriera anche nella storia del cinema americano che ha inserito questo mezzo di trasporto in molti film importanti, facendolo diventare un personaggio vero e proprio come nei film “Taxi Driver” e “New York Taxi”.


Matteo Atanasio

I NIGHT CLUBS NEWYORKESI




"...Ernie è quel night club nel greenwich Village che mio fratello D.B. bazzicava parecchio prima di andare a Hollywood a sputtanarsi. Ogni tanto ci portava anche me..."


Il night club è un locale notturno caratterizzato da un'atmosfera soft e musica generalmente dal vivo. Solitamente, vi si possono consumare bevande alcooliche e ballare.
I night club differiscono dai bar e dai pub per la presenza di musica dal vivo o di un disc jockey e di una pista da ballo, erano per questo gli antenati delle discoteche odierne. La musica dei night club variava dal jazz (suonato generalmente dal vivo) alla salsa.
Alcuni night club hanno anche altri tipi di attrazioni, tra le quali ballerine di lap dance, ragazze immagine o spogliarelliste. Con la presenza di queste attrazioni i night club erano molto simili agli strip club, di solito infatti l'entrata era riservata ai soli maggiorenni (in America ai ragazzi di almeno 21 anni), anche per la vendita di sostanze alcoliche nei locali.
Alle origini di alcuni tra i più famosi night club erano presenti dei grossi boss mafiosi, che con l'epoca d'oro dei night club ( anni 60-70, gli anni che precedevano la disco music) approffittavano del grosso afflusso di persone nei locali per fare affari, anche grazie al contrabbando di droga e alcool.
Alcuni tra i più famosi night club newyorkesi erano il Copacabana (conosciuto con il nome The Copa), dove il propietario Monte Proser era socio del potente boss mafioso Frank Costello, che portò al successo il locale.
Un altro era poi il Cotton Club, fondato in origine dal campione di pesi massimi Jack Johnson con il nome di Club Deluxe passato poi a Owney Madden, un noto gangster contrabbandiere di bevande alcoliche, che si impadronì del club e cambiò il nome in Cotton Club.
Soprattutto alle origini dei night club americani, intorno agli anni 50-60, l'accesso alle persone di colore non era consentito, nonostante alcuni tra i più grandi artisti jazz, che si esibivano nei locali erano negri e solo successivamente vennero resi locali aperti a tutti.


Lombarda Diego

domenica 14 febbraio 2010

NEW YORK E IL JAZZ


[…]È un disco vecchissimo, fantastico, che Estelle Fletchér, quella cantante negra,
ha inciso che sarà una ventina d'anni. Fa molto Dixieland e bordello, come lo canta, e non è affatto
sdolcinato.[...]

Nel romanzo di formazione“Il giovane Holden” viene descritto un aspetto importante che si rivela essere una delle tante peculiarità della città di New York: la musica Jazz. Nel romanzo vengono trattati due stili jazz: il cool jazz e il dixieland. Il primo ha dato inizio allo sviluppo del genere musicale trattato nella grande mela. E’ una variante dell’allora imperante bebop e si sviluppò grazie a musicisti del calibro di Miles Davis e Lennie Tristano.Il Dixieland, è una tipologia di musica jazz suonata dai bianchi, i quali prendono spunto dal “New Orleans” dei neri, ma lo rendono molto più complesso aggiungendo scale veloci, trilli, armonie e una maggiore classicità determinati dalla superiore cultura musicale rispetto ai neri. Nel Dixieland la parte melodica della composizione viene suonata da tromba, clarinetto e trombone. La parte ritmica, che accompagna la melodica, è invece eseguita dalla batteria, che tiene il ritmo, da sax o tube che si occupano dei bassi, e da banjo o chitarra. In questo genere si possono intuire degli accenni blues, in quanto si ricorre all’utilizzo della scala blues, e swing.

Nel “giovane Holden”, il protagonista prende in considerazione le due tipologie di musica jazz descritte sopra. Il cool jazz viene quasi sminuito da Holden, sembra che lo consideri fasullo, infatti la sua presenza musicale è sempre accompagnata da musicisti i quali lo rovinano storpiandone l’esecuzione per mezzo di trilli e decorazioni fuori luogo, con riferimento al pianista Ernie, oppure eseguendo il brano in modo del tutto orrendo, con riferimento all’orchestra. Nel caso del dixieland, invece notiamo in Holden un certo gradimento, nel corso del capitolo sedicesimo non mancano elogi all’album “Little Shirley Beans” di Estelle Fletcher, inoltre vi è un accenno, non caratterizzato da note di disgusto, alla composizione “Tin roof blues” dei New Orleans Rhythm Kings.






Giovanni Munaretto

mercoledì 10 febbraio 2010

Romeo e Giulietta

Targa dedicata a Luigi Da Porto in contrà Porti a Vicenza

“-… Io ho letto […] Romeo e Giulietta…-
- Oh Romeo e Giulietta! Incantevole! Non l’ha trovato bellissimo? - Non pareva neanche una suora a sentirla…
… A dir la verità, era un po’ imbarazzante, in un certo senso, star lì a parlare con lei di Romeo e Giulietta…”


Romeo e Giulietta è probabilmente l’opera teatrale più famosa scritta da William Shakespeare, tuttavia è importante sapere che l’opera è un riadattamento di una novella il cui vero autore è lo scrittore vicentino Luigi Da Porto (1485-1529).
La storia di Da Porto si intitolava Historia nuovamente ritrovata di due nobili amanti ed è stata scritta nel 1529.
È una storia senza fine, perché ancheLuigi Da Porto a sua volta trasse ispirazione da Mariotto e Giannozza, una novella di Masuccio Salernitano, scritta nel 1476 e ambientata a Siena. Luigi Da Porto ha cambiato i nomi dei protagonisti in Romeus e Giulietta e l’ha ambientata a Verona ai tempi di Bartolomeo della Scala (1301-1304). Nella versione di Da Porto sono già presenti numerosi elementi chiave della storia come la tragica fine dei due amanti.
Pochi anni dopo la novella fu rielaborata da Matteo Bandello che la pubblicò assieme ad altre sue novelle nel 1554. Nella versione di Bandello l’ambientazione è quella definitiva.
La novella di Bandello fu tradotta in francese da Pierre Boaistuau nel 1559 che sua volta fu tradotta in inglese, sia in prosa da William Painter nel 1567, che in versi da Arthur Brooke nel 1562.
Shakespeare modificò il modo in cui era stata scritta da Brooke e da Boaistuau ma rimase tuttavia piuttosto fedele alla trama e ai personaggi modificandone un po’ i caratteri. Arricchì alcune figure come Benvolio e Mercuzio, due amici di Romeo.
L’opera Giulietta e Romeo è stata riadattata numerose volte in seguito non solo per il teatro (come il musical West Side Story) ma anche per il cinema. Esistono oltre quaranta film dal 1900 ad oggi con questo soggetto. L’opera inoltre è stata riadattata anche per libri di narrativa, libri per ragazzi e perfino per fumetti.

Stefano Niero

martedì 9 febbraio 2010

WASP (White Anglo Saxon Protestant)



Dalla frase del libro “Il giovane Holden” pag38 riga 3:

"Sua madre era socia dello stesso circolo nostro”

In questa frase Holden attribuisce alla madre di Stradlater un “circolo”, per l'appunto il WASP.Questo acronimo inglese riassume White Anglo-Saxon Protestant (bianco anglo-sassone protestante tradotto in italiano) e sta ad indicare un élite di persone appartenente ad un gruppo ristretto, privilegiato e molto influente, riconosciuto soprattutto negli Stati Uniti d'America.Ognuna di queste tre parole allude ad un requisito da rispettare per appartenere a questo gruppo: la prima, white (bianco), si riferisce al colore della pelle che dev'essere, per l'appunto, bianca; il secondo anglo-saxon (anglo-sassone) sta ad indicare la razza a cui si deve appartenere, ovvero quella inglese essendo la discendente di quella anglo-sassone; la terza protestant (protestante) allude alla religione che dev'essere cristiana protestante.Riassumendo, per poter far parte di questa cerchia di individui bisogna possedere tutte e tre queste caratteristiche, quindi, gli immigrati appartenenti alle altre minoranze etniche come gli afroamericani, gli italiani, i messicani, gli irlandesi, i discendenti degli immigrati dai paesi dell'Europa centrale e quelli asiatici non appartengono a questa stirpe.Si ha la prima allusione a questo acronimo già nel Seicento (all'epoca dove l'America era ancora una colonia inglese) dove gli emigrati dalla Gran Bretagna in arrivo nel ”Nuovo Mondo” venivano chiamati con questo nome.Nell'Ottocento, il gruppo originario dei WASP si chiuse a causa delle scuole superiori ed universitarie, che concedevano, a causa dei costi, l'istruzione solo ai membri più privilegiati facendo nascere dei rapporti di amicizia fra di loro ed aumentando la probabilità del verificarsi di matrimoni combinati o il conseguimento di carriere politiche di grosso pregio (come diventare presidente).Nel Novecento l'antico termine perde progressivamente significato (anche grazie alla riforma della scuola che permise l'istruzione universitaria anche ai figli di altre stirpi e, di conseguenza, l'affermarsi di politici “di colore” desiderosi di difendere i diritti della gente, come M. Luther King), fino ad arrivare ai nostri giorni dove abbiamo potuto osservare l'affermarmazione del primo presidente di carnagione nera alla presidenza degli Stati Uniti d'America: Barack Obama.

Gli incontri in treno


«Tutt’a un tratto, ecco che a Trenton sale quella signora e si siede vicino a me. Era vuota tutta la carrozza, praticamente, visto che era così tardi e compagnia bella, ma lei si mise vicino a me invece che in un sedile vuoto perché aveva quella valigia così grossa e io stavo sul sedile accanto alla porta.» (Cap VIII, Il giovane Holden – J. D. Salinger)

Durante un viaggio in treno, i viaggiatori nel tuo vagone potrebbero rappresentare un girone infernale. Esistono alcuni modelli standard che infestano dei viaggi da incubo.

Il malato da compatire: In ogni vagone affollato c’è sempre quello che tossisce, non usa il fazzoletto, non si mette la mano davanti e cerca di far più rumore possibile quando esprime il suo dolore. Mentre tu desideri ardentemente una mascherina, lui inizia a raccontarti tutte le sue malattie, anche le più schifose. Finite le sue inizia con quelle dei parenti.

I bambini scatenati: Piccoli mostri con troppi carboidrati da consumare, che corrono in giro per il vagone, disturbando tutti e incuranti dei richiami dei genitori che urlano minacce insensate come: “Se non fai il bravo torniamo a casa!”. Che è proprio quello che gli indiavolati vogliono.

Il dormiglione: Non c’è mai quando ci sono gli indiavolati e questo è un male, perché si limiterebbero a vicenda. Di solito russa, è sudatissimo, sbava ed è seduto affianco a te. Più le prime tre caratteristiche aumentano, più aumenta la probabilità che reclini la testa dalla tua parte.

Il millevaligie: Figura mitologica metà uomo e metà bagaglio. Dove passa lui non crescono più posti liberi.

La “sciùra” : Tu non hai tutti i suoi soldi, te lo dice con i suoi vestiti griffati, e per questo devi rosicare. Chiacchiera con chiunque di argomenti inutili, conosce personalmente almeno due vip ed è abbonata a tutti i giornali rosa. In uno scompartimento vuoto inizierebbe a parlare con le sedie e le finestre.

L’amore della tua vita: Te ne innamori dal primo momento, e alla seconda fermata ti si spezza il cuore vedendo che sale il suo ragazzo/la sua ragazza.

L’orda: Sono come degli automobilisti in un autogrill al primo di Agosto. Ragazzini che andrebbero picchiati con un lenzuolo ripieno di mattoni. Sono l’evoluzione dei bambini scatenati.

L’imprenditore: Possiede qualunque oggetto tecnologico che serva, è impossibile non accorgersene perché c’è in continuazione un trillo o una vibrazione.

Il vecchio dei ritardi: Ai suoi tempi i treni arrivavano sempre in orario e non smette mai di ripeterlo.

La vittima: Un altro che come te è intrappolato in una gabbia di matti.

Alberto Corato

NEW YORK


New York è la città più importante, sia per popolazione che in ambito economico e culturale, degli Stati Uniti d'America. La città si sviluppa per un totale di 1.214 km² in prossimità dell’oceano Atlantico ed il fiume Hudson. Manhattan, Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island sono i cinque distretti in cui essa è attualmente divisa. Il territorio comprende zone di terraferma assieme a isole nella Baia di New York.

Clima

Essendo una città marittima New York dovrebbe essere caratterizzata da un clima costiero invece il clima si presenta perfettamente continentale. Il clima è temperato, umido in tutte le stagioni. La continentalità permette a valori estremi come -26,1 °C ai +41,7 °C di esistere e pone la città nella fascia climatica di tipo D arrivando a temperature di -3°C nel mese più freddo. Il mese di Febbraio che è il meno piovoso registra 83 mm di pioggia contro il mese più piovoso che è quello di novembre che porta la piovosità fino a 113,5 mm.

Storia

Nieuw Amsterdam, così si chiamava originariamente la città di New York in mano agli Olandesi. Conquistata poi dagli inglesi prese il nome di New York (nuova York). Con L’arrivo dell’avventuriero Jacob Leisler nel 1660, poi divenuto capo dell’esercito ribelle, la città conobbe un periodo di indipendenza il quale terminò con l’impiccagione di Leisler. New York fu occupata dagli inglesi per quasi tutta la durata della guerra d'indipendenza e la città costituì il più importante punto d'appoggio britannico durante la guerra. Con l'indipendenza, nel 1788 si concesse una costituzione federale e fu ammessa nell'Unione il 26 luglio 1788. Molti dei immigrati si stabilirono in città, e la popolazione di New York crebbe vertiginosamente. Nel periodo dell’ ‘800 i confini della città furono notevolmente estesi. Con il ponte di Brooklyn si erano praticamente uniti New York City e Brooklin e poi con l’ aggiunta del Bronx. Tutt’oggi una delle attrazioni più spettacolari sono i grattacieli i quali furono costruiti a partire dagli anni ’10 e ’30 a causa dell’elevatissimo prezzo delle terre nell’isola di Manhattan per cui si portò l’edilizia sempre più verso l’alto.
Sono citati qui di seguito i più importanti grattacieli newyorkesi:

 in ordine cronologico
• Flatiron Building (1902)
• Woolworth Building (1914)
• 40 Wall Street (1930)
• Chrysler Building (1930)
• Empire State Building (1931)
• GE Building del Rockefeller Center (1932)
• Palazzo di vetro dell'ONU (1951)
• Lever House (1952)
• Seagram Building (1958)
• Twin Tower (1973)

Amministrazione

L’amministrazione è stabilita dallo statuto dell’assemblea legislativa dello stato di New York.
Il potere esecutivo è affidato al sindaco, che viene scelto tramite un voto popolare diretto.
Il potere legislativo è esercitato da un Consiglio cittadino composto da 51 membri
Il potere giudiziario è particolare poiché New York risulta divisa in 5 contee. La giustizia penale viene esercitata dalle corti delle singole contee, invece la giustizia civile è detenuta da una singola corte.

Marco Gasparotto

lunedì 1 febbraio 2010

Arrivederci Jerome David Salinger



Caro Jerome,
pochi giorni fa sei morto.
Lo dico così, senza retorica e senza troppe e ricercate parole.
Sei morto come uno dei tanti vecchi 91enni che muoiono ogni giorno. Dentro o fuori dagli ospedali di quell' America oggi così diversa da quella che ha raccontato nel tuo libro. Sei morto in silenzio forse, o per lo meno pubblicamente in silenzio; come hai sempre fatto, coerente con la scelta di non farti più sentire. Non eri personaggio pubblico in qunato lontano dai media, tabloid o dalla vita pubblica e culturale americana. Ma forse proprio per questo mai tanto acclamato,ricercato, letto e riletto,mitizzato.
Intorno a te, alla tua figura d' uomo schivo e un po' antipatico, semplice quanto geniale, si sono sprecate leggende metropolitane e cacce al tesoro senza risultati. In guerra hai conosciuto Hemingway che ti considerava "di un talento straordinario", hai amato donne belle e giovanissime, scritto per il New Yorker, battagliato legalmente contro chi voleva pubblicare i fatti tuoi.
Certo, se andiamo a leggere la tua biografia su Wikipedia scopriamo cose che non ti danno gran merito, come il tuo essere una sorta di padre padrone con le donne, o il costringere chi ti sta vicino a vivere anch' esso nell' isolamento più estremo.
Ma per tutti i centinaia di motivi per cui ti si può ricordare, indipendentemente da molte faccende, sarai sempre "quello del Giovane Holden, romanzo semiautobiografico tra i più letti della storia.
La letteratura rende immortale, dicevano i latini, e avevano ragione! Sono passati quasi sessant' anni dalla pubblicazione ed è già un classico con la C maiuiscola, un libro che fino a pochi anni fa era un passaggio obbligatorio per adolescenti e non solo. Beh, Jerome, oggi le cose sono un po' cambiate,... ma fidati di un giovane insegnante che ti dice che i sedicenni d' oggi, quando ti leggono , non sono certo annoiati.
Quindi, ovunque ti trovi, cerca d' essere disponibile..... e non fulminare chi, preso d' una fogacità d' indagine letteraria, vuole vedere pubblicati i romanzi che in questi ultimi cinquant' anni hai nascosto nel cassetto.
Perchè,... a quanto si dice, dovrebbero essercene un po',..... dico bene Jerome?!
Simone Ariot